Didattica a distanza: una piattaforma ministeriale nelle intenzioni del governo. Secondo me irrealizzabile.
Non c’è dubbio che l’idea possa anche essere interessante. In una intervista di un paio di mesi fa ad una radio, un giornalista mi chiese se non fosse il caso di attivarla.
Di recente la ministra Azzolina ha di nuovo rilanciato l’idea che circola da tempo anche per bocca del suo predecessore Fioramonti.
Mi permetto di passare in rassegna, prima, le piattaforme che lo Stato ha avviato su grandi numeri. Una prima piattaforma ormai sulla bocca di tutti gli insegnanti è istanze On line. Un sistema centralizzato che consente di avviare le domande di partecipazione e adesione a bandi di ogni genere, sia per il reclutamento, sia per i concorsi, per graduatorie o domande di pensionamento. Ogni evento di solito coinvolge un ordine di grandezza di un centinaio di migliaio di persone per qualche settimana. Beh, puntualmente il sistema entra in tilt, si blocca, rigetta le connessioni per troppe utenze
Anche NoiPa, una piattaforma che gestisce gli stipendi e i pagamenti per tutti i dipendenti della pubblica amministrazione istruzione, oltre 3 milioni, non sempre va come dovrebbe. Essa viene consultata ma non massivamente, non ci sono periodi di punta, tuttavia un sistema con così tante utenze forse non ha un adeguato dimensionamento di risorse.
E così anche tanti altri esempi che spesso vengono realizzati e perfettamente funzionanti. Il vulnus è sempre lì: il dimensionamento delle risorse che va fatto tenendo conto delle utenze che deve servire. Uno tra i tanti è rappresentato da tutte quelle iniziative degli ultimi giorni per avere incentivi per acquistare pc, monopattino, bici elettrica… Iniziative volte a “chi arriva per primo” quindi arrivano milioni di persone insieme e il sistema crolla.
E’ ciò che spesso ho spiegato ai miei studenti di quinta informatica, futuri periti quando insegnavo tecnologie e progettazione dei sistemi informatici: un sistema può essere perfettamente funzionante ma deve essere dimensionato per l’utenza che serve altrimenti un servizio si trasforma in disservizio.
Per la verità ci sarebbero tante cose da fare prima di un sistema per la dad. Un registro elettronico unico, un sistema per i siti scolastici di 8300 scuole che tutte insieme hanno stessi problemi da risolvere e sono lasciate a scegliere quale registro e come fare il sito in “autonomia”.
Ma cosa serve effettivamente per collegare 8,5 milioni di studenti, 1 milione di insegnanti e centinaia di migliaia di operatori Ata per circa 10milioni di persone?
Un sistema che serve migliaia di persone contemporaneamente necessita di tanti server e di tante risorse on line. Di solito un sistema distribuito che dispone anche di adeguata larghezza di banda. Spesso si tratta di centinaia di server insieme. Una infrastruttura che difficilmente potrà essere messa su in poco tempo su commissione del Ministero. Funzionare per qualche migliaio di persone è un conto, essere efficienti per milioni di persone è altra cosa.
Iniziamo con le attività che svolgiamo giornalmente con gli studenti, usando strumenti per videoconferenza, classi virtuali, generando compiti e materiale didattico. Immaginate 10milioni di persone connesse in video che consumano la media di un paio di gigabyte di traffico al giorno. Quanti server occorrono per sopperire ad una simile richiesta? Quante risorse sono necessarie?
Ma io mi porrei altre domande più importanti: che succede se il sistema va in Crash? Un conto è che NoiPa non funzioni per un paio di ore o mezza giornata, altro è bloccare milioni di studenti per malfunzionamenti.
Abbiamo visto il panico emerso a seguito di un’ora di malfunzionamenti dei sistemi Google.
Per questo io sono scettico sul funzionamento di un tale sistema. Meglio partire da un registro elettronico unico, meglio mettere a punto una distro di Moodle (vedi qui una mia recensione) adatta per la scuola e dare servizi e strumenti per metterla in atto. Si evita di centralizzare i problemi e si evita il rischio di blocco totale.
Un hosting specifico per Moodle sarebbe auspicabile per le scuole e assolverebbe a tanti compiti, primo fra tutti quello che riguarda l’autonomia da parte delle scuole. Esse non dovranno sperare che i servizi gratuiti delle multinazionali verranno ancora erogati. Di fatto non è alcun contratto di impegno da parte di esse a mantenere attivi i servizi.